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Gabriele Pino

Illustratore

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Note a margine

a cura di Federica Masini

• MINUTO 9:23 \ Nota 1 \

Tra scena e musica: il Leporello

Lorenzo da Ponte utilizza questo nome all’interno della sua opera, successivamente adattata alla lirica da Wolfgang Amadeus Mozart, “Don Giovanni”: viene chiamato così il fedele servitore di Don Giovanni, facendo riferimento a un tratto di arguzia scherzosa, appunto il lepore (dal latino lepos, “grazia” intesa in senso elegante, in uno spirito simpatico a livello conviviale); questo perché il compito più frequente di Leporello era quello di scaricare le ultime conquiste del suo padrone e, per farlo, utilizzava il lungo elenco contenente tutte le donne che le avevano precedute. Il testo adoperato per le trasposizioni teatrali dell’opera non specificava l’oggetto che avrebbe dovuto rappresentare tale elenco, perciò vi sono state diverse varianti, tra cui un libro fatto a fisarmonica, poco adatto alla lettura, ma estremamente di impatto a livello scenico: dava dinamismo alla vasta raccolta di nomi, esagerava ulteriormente l’aspetto comico della scena e la sua apertura inaspettata suscitava grande ilarità tra il pubblico. Questo tipo di libro viene appunto chiamato a sua volta “leporello”.

• MINUTO 12.30 \ Nota 2 \

Un’infanzia ispirata da Sailor Moon

La psicologia come materia di studio ha riscontrato innumerevoli sviluppi dal suo riconoscimento professionale, così come diverse opinioni e approcci. Ma c’è una cosa che tutti i professionisti e studiosi non contestano mai e su cui sono d’accordo: è ciò che vediamo e viviamo durante l’infanzia a condizionarci maggiormente per il resto della vita. Per questo, oltre a un ambiente sicuro e stimolante, è importante osservare cosa piace di più ai bambini per passare il tempo davanti a uno schermo.
Verranno influenzati dai modelli che i loro protagonisti preferiti incarnano, che messaggio arriverà loro e vedranno dei modelli da seguire ed emulare, sia a livello estetico che creativo. Del resto è piuttosto comune che durante l’infanzia si disegnino spesso i personaggi dei nostri cartoni preferiti del momento, soprattutto quelli che crescendo intraprenderanno una carriera artistica.
E molti di questi sono stati influenzati e vengono tuttora ispirati da una figura in particolare che continua a venire riproposta in nuove versioni, nonostante la sua prima apparizione risalga ormai a trent’anni fa: Sailor Moon.
Manga giapponese pubblicato per la prima volta nel 1991 da Naoko Takeuchi. La storia vede le avventure di Usagi Tsukino, goffa studentessa liceale che, in seguito al salvataggio di una gatta nera, apprende di essere Sailor Moon, la guerriera dell’amore e della giustizia vestita alla marinaretta che deve sconfiggere i malvagi grazie al potere donatole dalla luna. Le avventure di Sailor Moon hanno avuto un successo tale da permettere la produzione di più serie anime, numerosi film e diverse trasposizioni live action, per non parlare del merchandise ispirato ai vari gadget e look delle guerriere sailor che continua a venir lanciato sul mercato (es: il 14 febbraio 2023 Jimmy Choo, linea di moda malese nota soprattutto per la produzione di calzature raffinate, ha lanciato una linea di scarpe e borse che riproducono gli stivali, le scarpe col tacco e gli accessori che Sailor Moon e compagne sfoggiano durante le loro trasformazioni leggendarie).
Questo successo che perdura da 30 anni è dato dall’ampia varietà di temi trattati, all’epoca inusuali, adesso straordinariamente attuali, soprattutto per quanto riguarda l’inclusione di persone emarginate, che vengono facilmente stereotipate e ridicolizzate. Oltre a coppie canoniche omosessuali all’interno del gruppo di guerriere, vi sono anche rappresentazioni genderfluid e di ragazzi che cambiano genere durante la trasformazione, rappresentando la volontà dell’autrice di mettere delle rappresentazioni metaforiche transgender nella sua serie. E, se negli anni ‘90 tutte queste rappresentazioni LGBTQ+ venivano forzatamente censurate negli adattamenti esteri (tra cui quello italiano), adesso vedono l’approvazione di un vasto pubblico composto, soprattutto tra le generazioni più giovani. Le storie con gruppi di amici come protagoniste trova facilmente la simpatia di persone che possono identificarsi in almeno un personaggio tra quelli principali, se non per il carattere, almeno per l’estetica, ma Sailor Moon permette un’identificazione più profonda anche per quel che riguarda l’identità di genere e l’orientamento sessuale.
La serie dunque si presenta con una versatilità che soddisfa numerose fasce d’età: design colorato e accattivante, piacevole da guardare per i bambini; combattimenti epici e dinamici per i ragazzini; rappresentazioni morali valide e d’ispirazione per adolescenti e adulti. Sempre con quella grinta e coraggio senza età, che tutti vorremmo emulare e che ricerchiamo in confortevoli prodotti più commerciali e immediati, proprio come le animazioni di magici gruppi di amiche che combattono il male.

• MINUTO 52.43 \ Nota 3 \

Quel Filo Rosso millenario

Il filo rosso è un’immagine che lega due estremi sia nei racconti in cui viene citato, sia come concetto tra una cultura e l’altra. Così come viene spesso ricondotto al simbolo della vita e della sua durata: le tre Parche decidevano le sorti dei mortali tagliando il filo della loro vita, quando questi erano destinati inevitabilmente a morire.
Il filo rosso è un ponte estremamente sottile ma potente tra Occidente e Oriente. Arianna lo donò a Teseo perché non si perdesse nel labirinto del Minotauro. Gli permise di trovare l’uscita e di tornare da lei. Oltre a essere un collegamento tra due persone, rappresenta anche il ritrovare se stessi dopo essersi metaforicamente persi e, questa riscoperta, non è possibile da soli: è grazie a un’altra persona se riusciamo a seguire quel lungo filo fino all’uscita che ci permette di vedere di nuovo il mondo sconfinato.
In estremo Oriente, tra Cina e Giappone, si narra di un anziano uomo che ogni notte fluttua giù dalla Luna fino alla Terra per legare al mignolo dei bambini appena nati un filo rosso che li accompagnerà fino a che avranno vita, un filo che appartiene al destino e che termina legato al mignolo della persona a cui saranno destinati.
In antichità il filo rosso aveva dunque una connotazione sentimentale e legava le persone, in tempi più recenti, invece, la variante francese “Fil Rouge”, ideata da Sigmund Freud, viene utilizzata per indicare un filo conduttore all’interno dei propri pensieri, definisce un preciso elemento dell’inconscio che definisce l’intero percorso psicologico dell’individuo. Questo filamento metaforico nasce dall’immagine reale e materica del groviglio disordinato che si crea a lasciare un filo libero in uno spazio confusionario: bisogna trovarne l’estremità, sbrogliarla pian piano e liberarla da tutti i nodi casuali che si sono creati per poter ritrovare l’ordine e la chiarezza che prima non si scorgevano a occhio nudo.

• MINUTO 61.37 \ Nota 4 \

Una tempesta di idee

Il brainstorming è una tecnica molto utilizzata in ambito artistico per stimolare il processo creativo. Il termine inglese indica lo scatenarsi di una tempesta metaforica all’interno del cervello e lascia intuire l’importanza di lasciar fluire le idee di qualunque tipo nel proprio lavoro. La “tempesta cerebrale” acquisisce tale nome per la prima volta nel 1939 grazie al pubblicitario statunitense Alex F. Osborn, che mette a punto questa tecnica per rinnovare e rendere più appassionante il lavoro di gruppo. Lo svolgimento più comune è reso possibile e diretto da un leader, che ha il compito di accogliere le proposte, segnarle e reindirizzarle se si sta formando un percorso plausibile e intrigante. Ha dunque anche la responsabilità di scegliere quale idea sia la più efficace e scartare le altre.
Questo semplice metodo viene generalmente utilizzato quando l’idea è ancora appena nata, o comunque quando si è proprio agli inizi di un lavoro creativo, perché prevede la presa in considerazione di qualsiasi pensiero stravagante e si prova a svilupparlo, finché non si fa un bilancio su quale sia la via più efficace da seguire per lavorare in modo soddisfacente, fino a ottenere il prodotto che si vuole.
È particolarmente consigliata da utilizzare per i lavori di gruppo, permette di arrivare in modo naturale, ampio e imprevedibile allo stesso concetto partendo da modi di ragionare e punti di vista differenti.

• MINUTO 10.02 \ Nota 5 \

Un’intelligenza artificiale non basta

Negli ultimi mesi, perché è questo il lasso di tempo che è passato da quando questo fenomeno è stato perfezionato a tal punto, è capitato a tutti di trovarsi davanti, sui social, tra foto e pubblicità, immagini di rara bellezza, disegni curati nei dettagli, riempiti da colori brillanti e costruiti in modi originali e impensabili. Immagini che, subito dopo la meraviglia, ci portano a chiederci chi mai abbia potuto realizzarle e quanti anni abbia impiegato per raggiungere una tale abilità tecnica e creativa.
Ed è apprendendo la risposta che l’ultima emozione che queste immagini ci suscita è lo shock, perché sono state create da intelligenze artificiali online semplicemente inserendo la giusta combinazione di parole chiave. La più famosa di tutte è indubbiamente Chat GPT, creato nel tardo novembre del 2022, un chatbot basato sull’apprendimento automatico che si evolve e arricchisce conversando con l’utente umano.
Mike Pepi, scrittore e critico d’arte americano, si è espresso in modo frustrato e deluso nei confronti dell’utilizzo delle nuove intelligenze artificiali nel mondo artistico, non tanto per la possibile sostituzione della figura umana dell’artista nel campo, quanto per come le persone scelgono di utilizzare tali programmi venendo dall’ambito tecnologico: il perfezionamento do un programma digitale in modo tale che possa produrre un’immagine partendo da delle parole permette il raggiungimento di traguardi tecnologici più che creativi, ma che non bastano a fare di un’immagine generata da una rete neurale un’opera d’arte. Non è dunque credibile che le intelligenze artificiali, utilizzate per creare immagini astratte basate sull’accostamento di parole descrittive, possano sostituire il processo creativo che fa dell’artista la figura creativa per eccellenza, questo almeno finché verranno usate con tale superficialità e in modo tanto meccanico. Tuttavia, utilizzate da artisti affermati per arricchire i loro lavori e perfezionare le nuove opere, possono diventare dei validi strumenti che permettono un’evoluzione rara nel mondo dell’arte, che dalla sua nascita migliaia di anni fa a oggi ha visto ogni possibile svolgimento mai pensato e ha reso molto difficile trovare nuove strade mai pensate prima. Prima di allora, però, bisognerà scongiurare un grande e serio problema che già comincia a nuocere a molte persone, soprattutto celebrità e personaggi pubblici: il deep fake.

• MINUTO 83.50 \ Nota 6 \

Regina e Mostro

Le storie fantastiche altro non sono che aberrazioni del quotidiano, si rifanno al quotidiano, ma la realtà viene amplificata attraverso concetti che vengono esagerati apposta da scrittori e disegnatori per porre la giusta attenzione su ciò che vogliono esprimere tra le righe e le linee delle pagine.
La finestra era visibile solo attraverso uno spiraglio sottile tra le tende, appena una feritoia, la luce tagliava la stanza in due metà oscure come una spada. Lei alzò la mano per trapassare quel chiarore quasi palpabile e le grottesche squame che le definivano la pelle scintillarono. Era inquietante, era estraneo, ma era questo il suo aspetto, adesso. Il grido di frustrazione le uscì dalle labbra sottili sotto forma di sibilo.
Tanto amore, tanta devozione, tanta benevolenza… per venire maledetta.
Sentiva ancora il sapore acre del veleno giù per la gola. Nausea, bruciore. Rabbia.
Seguì con lo sguardo la lama di luce fino alla sua elsa scintillante. Il sole splendeva nel cielo azzurro e saturava i verdi dei campi. Il mondo era rimasto lo stesso, non era mutato con il suo aspetto da rettile. Era rimasto bello e accogliente… ma lei? Sarebbe mai potuta tornare a essere l’amorevole regina che tutti guardano con affetto e ammirazione?
Artigliò la pesante tenda e la strattonò sopra quello spiraglio doloroso.
Il mondo di fuori non sarebbe più stato benvoluto all’interno della sua ripugnante solitudine.

• MINUTO 89.19 \ Nota 7 \

L’elenco immortale delle Bestie

Sai cosa trovo affascinante? Il fatto che possiamo essere creativi autonomamente quanto vogliamo, ma che in fondo dovremo sempre tornare a osservare qualcosa che esisteva già prima che noi cominciassimo a creare per il puro gusto di farlo. Può essere stimolante e può aiutarci a trovare qualcosa a cui non avremmo mai pensato con la sola ispirazione che ricaviamo dal quotidiano. Ed è ancora più affascinante constatare in quante nuove considerazioni possa lanciarci il trovare l’ispirazione in oggetti e creazioni antiche. Soprattutto nell’immaginario di altre epoche che però sono arrivate fino a noi.
Prendi il Bestiario medievale come elenco di creature esistenti e immaginarie: con le conoscenze che possiedi adesso, da persona contemporanea, difficilmente riusciresti a creare animali tanto stravaganti e singolari. Sono animali che conosci bene, ma sono montati assieme a quel modo per una ragione che devi scoprire. Non ci vedi forse una caricatura del vizio umano che adesso rappresenteresti con oggetti e personaggi noti alla società attuale? Forse ti serve proprio una chimera inquietante che incarna il peccato che ti appartiene per convincerti a seguire una via più retta e regolare. Ma, studiando e osservando queste pagine tanto antiche, potresti incorporarne i mostri nel tuo processo creativo in modo tale che ti portino a ideare qualcosa di sorprendente persino per te stesso. E non è la struttura abbozzata ma ricca del bestiario stesso a ispirarti? L’enumerazione non è strutturata, non è alfabetica, ma è abbondante. Una raccolta composta da tante parti diverse da tenere tutte assieme strette tra le pagine. Non dà forse un senso di completezza che vorresti perseguire e applicare a ciò che stai creando? Non ti senti più sicuro a essere guidato nelle mistiche viscere delle bestie più bizzarre? E quanto è appagante vederle una dopo l’altra e sapere che sono tutte lì? Anche in una struttura come quella di una raccolta, alla fine, si ricerca una perfezione che faccia sentire soddisfatto chi sta leggendo.
Ogni tanto penso anche a questo, sai? Se questi bestiari non fossero stati concepiti come delle raccolte di elenchi, avremmo mai sviluppato quel bisogno di collezionare oggetti e figure? Esisterebbero i musei?
Scusa, mi sono persa di nuovo in considerazioni a occhi aperti. Quello che voglio dire è che i bestiari medievali sono pieni di creature incredibili, molte delle quali gli scrittori del tempo non avevano idea se esistessero davvero o se fossero solo leggende. Noi, con i nostri mezzi avanzati, sappiamo che esistevano solo nelle credenze popolari, eppure non venivano esclusi dagli elenchi. Suscitavano fascino e curiosità e ulteriore voglia di conoscenza.
Io vorrei che tu lavorassi alle tue idee senza escludere alcuna possibilità. Vorrei che tu ricercassi quegli animali tra i tuoi lavori e li inseguissi per scoprire se esistono e dove possono portarti.
Che ne dici? Andiamo alla ricerca di bestie assieme?

• MINUTO 91.30 \ Nota 7 \

La traccia di te nel tuo tratto

Sai cosa trovo affascinante? Il fatto che possiamo essere creativi autonomamente quanto vogliamo, ma che in fondo dovremo sempre tornare a osservare qualcosa che esisteva già prima che noi cominciassimo a creare per il puro gusto di farlo. Può essere stimolante e può aiutarci a trovare qualcosa a cui non avremmo mai pensato con la sola ispirazione che ricaviamo dal quotidiano. Ed è ancora più affascinante constatare in quante nuove considerazioni possa lanciarci il trovare l’ispirazione in oggetti e creazioni antiche. Soprattutto nell’immaginario di altre epoche che però sono arrivate fino a noi.
Prendi il Bestiario medievale come elenco di creature esistenti e immaginarie: con le conoscenze che possiedi adesso, da persona contemporanea, difficilmente riusciresti a creare animali tanto stravaganti e singolari. Sono animali che conosci bene, ma sono montati assieme a quel modo per una ragione che devi scoprire. Non ci vedi forse una caricatura del vizio umano che adesso rappresenteresti con oggetti e personaggi noti alla società attuale? Forse ti serve proprio una chimera inquietante che incarna il peccato che ti appartiene per convincerti a seguire una via più retta e regolare. Ma, studiando e osservando queste pagine tanto antiche, potresti incorporarne i mostri nel tuo processo creativo in modo tale che ti portino a ideare qualcosa di sorprendente persino per te stesso. E non è la struttura abbozzata ma ricca del bestiario stesso a ispirarti? L’enumerazione non è strutturata, non è alfabetica, ma è abbondante. Una raccolta composta da tante parti diverse da tenere tutte assieme strette tra le pagine. Non dà forse un senso di completezza che vorresti perseguire e applicare a ciò che stai creando? Non ti senti più sicuro a essere guidato nelle mistiche viscere delle bestie più bizzarre? E quanto è appagante vederle una dopo l’altra e sapere che sono tutte lì? Anche in una struttura come quella di una raccolta, alla fine, si ricerca una perfezione che faccia sentire soddisfatto chi sta leggendo.
Ogni tanto penso anche a questo, sai? Se questi bestiari non fossero stati concepiti come delle raccolte di elenchi, avremmo mai sviluppato quel bisogno di collezionare oggetti e figure? Esisterebbero i musei?
Scusa, mi sono persa di nuovo in considerazioni a occhi aperti. Quello che voglio dire è che i bestiari medievali sono pieni di creature incredibili, molte delle quali gli scrittori del tempo non avevano idea se esistessero davvero o se fossero solo leggende. Noi, con i nostri mezzi avanzati, sappiamo che esistevano solo nelle credenze popolari, eppure non venivano esclusi dagli elenchi. Suscitavano fascino e curiosità e ulteriore voglia di conoscenza.
Io vorrei che tu lavorassi alle tue idee senza escludere alcuna possibilità. Vorrei che tu ricercassi quegli animali tra i tuoi lavori e li inseguissi per scoprire se esistono e dove possono portarti.
Che ne dici? Andiamo alla ricerca di bestie assieme?

Bibliografia