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A Torino fino a qualche decina di anni fa, erano molti i costruttori di biciclette, quegli artigiani che in piccola scala, assemblavano da zero un telaio, prendendo le misure al ciclista come un sarto. Adesso non sono più molti, non solo a Torino ma in Italia. Eppure il telaio, rigorosamente d’acciaio, saldato a mano, giusto al millimetro, fatto apposta per scalare una montagna, correre veloce, viaggiare nel mondo o giocare a Polo, è ancora desiderabile e desiderato. Groucho ha imparato a costruirli con la determinazione e l’entusiasmo di chi vede uscire dalle proprie mani qualcosa che funziona e che funziona bene. Geometrie, angoli, misure, la dima per saldare, fanno di ogni bicicletta una architettura su misura, in cui però, tutto ciò che non serve è stato limato via, dall’esperienza e dall’occhio, che alla fine è appagato dalla purezza della forma. Se è bello, probabilmente è anche buono e ciò che non c’è non si rompe, potrebbero essere gli slogan del buon telaista.
Note a margine
a cura di Enrico Canadà
· minuto 2:20 \ Nota 1 \
Un telaio è costituito da vari elementi disposti in modo da formare una struttura portante. Assemblato in modo da formare un’armatura più o meno rigida e indeformabile, il telaio è uno scheletro che trova numerose applicazioni: nell’edilizia è la gabbia di travi e pilastri; un telaio è anche quello degli occhiali; è la struttura portante alla base dei mezzi di trasporto.
In una bicicletta è il componente principale su cui vengono montati gli altri elementi: manubrio, forcella, ruote, sella e trasmissione. Di norma ha una geometria triangolare “a diamante”.
· minuto 15:30 \ Nota 2 \
Dario Pegoretti è stato un importante telaista italiano. Considerato un maestro, non solo per le innovazioni che ha introdotto nella costruzione di telai in acciaio, ma anche per una visione che fondeva arte e tecniche innovative, è scomparso prematuramente nel 2018. Ha lasciato al mondo del ciclismo un’eredità silenziosa, fatta di gesti e non di parole. Ha tramandato la sua visione a tutti quelli che la condividevano. L’officina, che ha sede a Verona e che continua a lavorare grazie a un piccolo gruppo di allievi, si definisce con orgoglio “Bottega”. I loro telai, assemblati, saldati, dipinti, “fatti con le mani” da un gruppo di artigiani, sono la quintessenza di un prodotto originale e unico.
· minuto 33:00 \ Nota 3 \
“I want to ride my bicycle” cantavano i Queen. Ma quale?
Forse una da Corsa, manubrio ricurvo e vento tra i capelli
O una robusta Mountain Bike, per monti e strade non battute,
magari da Downhill, testa bassa e giù dai colli
o ancor meglio una Gravel, su strade bianche un paio di pedalate.
Per una passeggiata sul lungomare,
niente di meglio di una da Città,
e se si sale sul treno da pendolare,
ecco una Pieghevole, che comodità.
Scatto Fisso prima bicicletta,
un solo rapporto e sempre pedalare,
la fatica vien dimenticata.
Fango, inverno e bosco non son da temere,
se su una Ciclocross si ha il sedere,
Per qualche tricks,
una piccola BMX.
Cicloturismo per un lungo viaggio,
un Tandem per quattro gambe,
Una Cargo per lavorar con agio,
senza dimenticare la Fat, la reclinata e di più strambe.
· minuto 47:20 \ Nota 4 \
Il tubo è vuoto.
Il tubo è dappertutto.
Di gomma, di plastica, di piombo, di cemento.
Dritto, a forma di S o a forma di U.
Traghettatore di fluidi,
cavo e leggero, base di strutture.
· minuto 48:00 \ Nota 5 \
I nomi di Fausto Coppi e Gino Bartali sono scolpiti nell’epica sportiva italiana. La loro rivalità, mitizzata dal dibattito sportivo, nasce da due modi contrapposti di intendere il ciclismo e da tipologie umane profondamente differenti: Bartali lo schietto toscano dall’animo contadino; Coppi il riservato piemontese, incarnazione del nuovo mondo operaio. Bartali: l’eroe di prima della guerra, inquieto atleta tutto cuore che non si vergognava di affidarsi a Dio; Coppi il nuovo campione del dopoguerra, l’uomo dai nervi d’acciaio che contava solo su se stesso e sulla sua forza fisica.
Una rivalità sportiva su cui gli italiani costruirono la metafora politica e sociale del loro tempo, contrapponendo il Bartali democristiano al comunista Coppi.
Due animi, intraducibili l’uno agli occhi agli occhi dell’altro. Due uomini in bicicletta, sulle strade polverose di un’Italia per noi lontana. Due rivali sportivi, ma due uomini che accantonavano l’orgoglio quando c’era da passare una borraccia d’acqua.
· minuto 59:00 \ Nota 6 \
Il telaio di una bicicletta può essere di:
Alluminio. Economico e con caratteristiche di resistenza minori sia rispetto l’acciaio che il carbonio e si porta la nomea di materiale di serie B, adatto a bici da supermercato. Ma è stato il materiale su cui sono partite prime sperimentazioni di prototipi, all’epoca, quasi visionari. Per un limitato periodo, dagli anni ’90 al 2000, ha rimpiazzato l’acciaio nella produzione di bici da competizione, prima che arrivasse il carbonio e lo relegasse a materiale di seconda scelta. Basta spulciare il catalogo di qualsiasi produttore per accorgersi che continua a esser utilizzato con soluzioni tecnologiche declinate dai modelli in carbonio, considerati top di gamma.
Carbonio. Il materiale delle bici da competizione, leggero e performante. Negli ultimi anni le bici con telaio in carbonio spopolano anche tra i ciclisti amatoriali, un po’ per questioni di marketing, un po’ perché attratti dalle prestazioni competitive. Il detto «Tanto contano le gambe», ben noto ai ciclisti appassionati e meno “competitivi”, sembra tuttavia riportare la diatriba alla giusta dimensione.
Acciaio. Il materiale è presente dagli albori del ciclismo, oggi considerato vecchio e non performante. Non morto, offre ottime prestazioni e negli ultimi anni sta subendo una riscoperta. Se, in termini di performance, non regge il confronto con la fibra di carbonio, offre una guidabilità e un comfort elevati, e dura una vita. L’acciaio è il materiale per chi pedala senza l’incubo della prestazione, per chi si gode la strada e il paesaggio, per chi rivive, pedalata dopo pedalata, un ciclismo fatto di fatica e divertimento.
· minuto 1:01:00 \ Nota 7 \
La bicicletta è una macchina che deve calzare le misure del corpo del ciclista. Se le biciclette a produzione industriale hanno numeri e misure standard come un paio di calzature qualunque, un telaista è in grado di costruire un prodotto che calza alla perfezione per il ciclista, come un pregiato paio di scarpe su misura.
Con il cannello per saldare esegue una partitura numerica e, come un compositore lavora con più strumenti, allo stesso modo, il telaista lavora con le misure del corpo umano; si assicura che il sistema finale composto da ciclista e bicicletta sia ergonomico, ovvero il più efficiente possibile in termini di prestazioni e comodità; costruisce il prodotto in funzione biomeccanica, così che il gesto atletico, il movimento del corpo del ciclista, sia, una volta a cavallo della sua opera, il migliore possibile.
· minuto 1:26:00 \ Nota 8 \
L’efficienza energetica si può sintetizzare con “massimo risultato, minimo sforzo”, ovvero la capacità di un sistema di convertire in modo più efficiente l’energia rispetto ad altri sistemi affini.
La bicicletta è il sistema a più alta efficienza energetica, ha impatto ambientale nullo e, inoltre, è un mezzo popolare e per tutti. Di facile utilizzo, non c’è bisogno di patenti, non richiede grande dispendio o abilità tecniche, è un mezzo relativamente economico e basta, per il suo utilizzo, una minima attrezzatura. Non ha elevati costi di mantenimento, come l’automobile, sulle strade trafficate si dimostra veloce e non si hanno problemi di parcheggio.
· minuto 1:27:00 \ Nota 9 \
Un telaio per bicicletta ha una forma semplice che è, più o meno, sempre la medesima. L’estetica di una buona bicicletta dovrebbe essere la conseguenza diretta della sua costruzione. Se il telaio è costruito bene e svolge al meglio la funzione per il quale è stato progettato, le linee estetiche saranno distribuite in modo armonico. Si potrebbe pensare che la forma di un telaio sia figlia del funzionalismo: “la forma segue la funzione”. In realtà il telaio di una bici vive di essenzialità. La bicicletta è il mezzo di trasporto che richiede sobrietà: nessun fronzolo ornamentale, nessuna inutile appendice.
Questa caratteristica estetica è più visibile in un telaio artigianale che in uno industriale; un telaista ha un suo stile personale, una firma segreta che rende unico il prodotto.
Bibliografia
Curzio Malaparte, Coppi e Bartali, Adelphi, Milano, 2009
Robert Penn, Ciò che conta è la bicicletta, Ponte alle Grazie, Milano, 2011
Ivan Illich, Elogio della Bicicletta, Bollati Boringhieri, Torino, 2006